L'osservazione dei modelli culturali dei popoli indigeni (Qom) nella Provincia del Chaco, relativamente all’approvvigionamento idrico-familiare, ci mostra che questi da sempre hanno attinto dalle riserve d’acqua superficiali, paludi, fiumi o bacini artificiali di raccolta dell’acqua di scorrimento.
Con le modificazioni apportate agli argini del rio Vermejo, affluente del rio Paranà, è venuta meno la prima e più importante fonte idrica ovvero l’acqua di esondazione del suddetto fiume,.
La raccolta dell’acqua piovana dei tetti, convogliata in depositi di vario genere rappresenta ormai l’unica componente per prolungare nel tempo la resistenza alla siccità e assicurarsi una quantità seppur minima di acqua, nell’attesa delle future piogge.
Oggi non c'è nessuna altra capacità tecnica disponibile che possa sopperire alle esigenze idriche per uso agro-zootecnico di una comunità rurale, quindi per far fronte agli ormai sempre piu frequenti periodi di siccità, si puó unicamente ricorrere in forma complementare al pompaggio dalle falde ed alla dissalazione di acqua sotterranea che, per ragioni sismo-vulcanologiche, contiene forti concentrazioni di solfati, di sodio, di manganese e da ultimo del letale arsenico, ragione per cui non è possibile usare l’acqua del sottosuolo per uso domestico, né tanto meno per l’irrigazione dei pochi terreni assegnati alle popolazioni di nativi né per abbeverare i loro animali.
Il processo di dissalazione non è più una opzione ma è un’esigenza essenziale.
La tecnologia di cui disponiamo è derivata dai sistemi di dissalazione per imbarcazioni di piccola dimensione e quindi si presta facilmente ad un impiego domestico e, con opportune modifiche, può inoltre essere intergrata con alimentazione in bassa tensione da pannelli fotovoltaici.